Una parrucca può ridare il sorriso a chi per un tumore ha già fin troppi motivi per piangere. In Puglia, però, per la protesi capillare, diversamente da quella mammaria, non è prevista alcuna agevolazione o esenzione, come spesa derivante da un tumore. E’ tutto a carico del paziente. Perdere i capelli a causa dei cicli di chemioterapia può essere uno choc che sommato al calvario della malattia diventa insopportabile. Potrebbe sembrare un argomento frivolo, ma non lo è. Tutt’altro. Lo si capisce facendo un giro in un qualsiasi reparto di oncologia. Là dentro le parrucche sono molto più di un cespuglio di capelli.
“Una donna che non ha i capelli perde non solo la femminilità ma anche la personalità. Perde il sorriso”- esordisce Elona Caforio, di Latiano, che di questo se ne occupa per mestiere nell’omonimo studio.
Purtroppo il problema non riguarda solo le donne. Gli ospedali sono pieni di bambini ammalati di cancro. tendosi a disagio si barricano in casa, rifiutandosi di avere qualunque contatto con il resto del mondo. Per loro una protesi capillare può rappresentare “tanto”. Si tratta di parrucche che poco si discostano dai “loro” capelli naturali. E che proprio per questo hanno costi non certo trascurabili: partono, infatti, dai duecento euro (in su). Una spesa che non tututti possono permettersi. Ma anche per chi di fronte ad una malattia non bada a spese (potendoselo permettere) è comunque “ingiusto” non avere agevolazioni. Dovrebbe essere un diritto. In alcune regioni (per esempio Toscana e Marche) esiste un contributo (in media di duecento euro) o addirittura il rimborso totale per questo tipo di protesi. Invece, in Puglia no. Qui la spesa per l’acquisto della parrucca per chi è in chemioterapia può essere solo portata in detrazione nella dichiarazione dei redditi (e per giunta nella piccola misura del 19 per cento). Un paradosso vista l’altissima incidenza di tumori dell’asse del “male” Brindisi – Taranto. Terre avvelenate, in cui la popolazione continua a morire di cancro. La domanda è :perchè essendo il brindisino un “terreno fertile”, da questo punto di vista, l’Asl non copre questa spesa che non è solo estetica ma soprattutto “sanitaria”? “Una donna, una ragazza che affronta il doloroso ciclo di chemioterapia dovrebbe avere questa copertura sanitaria” aggiunge con estremo coinvolgimento Elona. Anche perché c’è una bella differenza tra una comune ed economica parrucca e una protesi capillare. “Queste protesi sono parrucche personalizzate impercettibili all’occhio poiché la retina che li compone combacia con la pelle e quindi non si vede l’applicazione” spiega Elona.? Per tutte le pazienti, quindi, oltre il danno della malattia si aggiunge la beffa di dover pagare per intero il costo della parrucca, come se si trattasse di una spesa voluttuaria o estetica.